LUNEDÌ, 31 MARZO 2008
Pagina 2 - Lucca
Alla Manifattura locali per suonare
Oltre cento band senza spazi, Pighini e Raspini attaccano il Comune
Negli ultimi anni annullate le politiche giovanili, ma anche Favilla non ha creato la consulta prevista nel suo programma
LUCCA. Le richieste sono due: avere spazi per i giovani, tutti i giovani (non solo quelli affiliati a qualche associazione) all’interno della Manufattura Tabacchi, o in un altro «contenitore» a scelta del Comune; poi, creare una consulta per i giovani che, per ora, esiste solo nel programma elettorale del sindaco Mauro Favilla, eletto dieci mesi fa. Secondo Luca Pighini e Francesco Raspini, venticinquenni consiglieri comunali del Pd-Ulivo, deve partire da qui una «reale politica giovanile che oggi non esiste». Già a novembre - prima dell’esplosione su You Tube delle critiche a Lucca, che non è una città per giovani - Pighini e Raspini avevano presentato un’interrogazione all’assessore alle politiche giovanili, Letizia Bandoni (under 30) «ma le risposte che abbiamo ricevuto solo accademiche, di maniera. E non risolvono i problemi dei ragazzi». Per questo Pighini e Raspini passano all’attacco. Da dove si comincia per risolvere le problematiche giovanili? «Da una critica all’attuale amministrazione comunale e anche a quelle precedenti. Dall’epoca di Fazzi in poi abbiamo assistito al progressivo smantellamento delle politiche giovanili, culminato nella chiusura del Ka Boom, un luogo, a S. Anna, alle porte della città, dove bambini e ragazzini potevano fare i compiti (seguiti da educatori) e le band avevano uno spazio per provare. L’edificio che ospitava il Ka Boom serviva alla Misericordia e quindi è stato tolto ai giovani che si sono ritrovati al Foro Boario, luogo adatto a una festa, a un evento, ma non alle prove. Il problema, però, non è solo quello della sede. Negli anni sono state interrotte manifestazioni come le Giornate della Musica, l’Arena della Musica e altri eventi che consentivano ai ragazzi di esprimersi. Ora resta solo il Summer festival giovani. E non basta». Perché?«Perché è un evento unico. Poi non c’è altro a causa di una politica poco attenta alla quotidianità dei ragazzi e poco vicina alle esigenze dei giovani. È una politica pensata per chi viene da fuori e non cerca di valorizzare quello che c’è a Lucca. Eppure qui c’è molta creatività che non viene incanalata in alcuna direzione. Ci sono molti gruppi musicali (oltre cento), ci sono associazioni teatrali, associazioni di volontariato, giovani impegnati nel sostegno alla solidarietà internazionale. E sono tutte senza spazi». Che cosa suggerite, allora? «Intanto - come avevamo fatto presente nell’interrogazione consiliare di novembre - sollecitiamo la costituzione della consulta per giovani, che dovrebbe studiare politiche ad hoc. Questa consulta non c’è e non ci sembra neppure che ci sia la voglia di farla». Però l’assessore Bandoni assicura che presto sarà rilanciato il Foro Boario. «In questa struttura troveranno posto solo le associazioni, una realtà importante che, però, non rappresentano tutto il mondo giovanile. Come quello di chi fa musica. Servono spazi pubblici a disposizione anche di chi non si riconosce o non appartiene a un’associazione. Solo uno spazio aperto a tutti può avere realmente una funzione sociale di integrazione. Il problema è che l’amministrazione pubblica non fa nulla in questo senso. È vero che ci sono molte parrocchie che organizzano attività, ma non basta. Ci vuole anche un impegno del Comune per i giovani». Al di là della consulta, quale potrebbe essere un impegno concreto del Comune per i giovani? «La garanzia di spazi. Si apre la discussione sui grandi contenitori, sul recupero: in questa discussione deve entrare anche un ragionamento sui giovani. Si devono prevedere spazi per i gruppi che non sanno dove suonare, per chi fa arte, per i gruppi teatrali e anche per gruppi impegnati in altre attività. La Manifattura potrebbe andare bene, ma se al suo interno si realizza solo l’auditorium non serve a nulla. Con questo non vogliamo dire che gli spazi per i giovani debbano essere per forza alla Manifattura, ma in uno dei contenitori del Comune sì. Anche perché avere uno spazio di incontro per i giovani funziona pure come deterrente sociale». Che cosa volete dire? «Che oggi le istituzioni, a cominciare dal Comune, non sanno neppure dove intercettare i giovani. Li conoscono poco, non sanno dove si ritrovano, quello che fanno. E non a caso, negli ultimi anni, sono aumentati i gruppi di estrema destra violenta, si sono intensificate le aggressioni, gli scontri. Una classe dirigente seria si deve interrogare su questi fatti, sintomo di un disagio giovanile crescente e di una mancanza profonda di punti di riferimento». Quindi che cosa potrebbe fare il Comune? «Intanto partire con la consulta che non costa nulla. E magari con un gruppo di lavoro che suggerisca all’assessorato politiche sociali aderenti alle esigenze dei giovani, che avanzi proposte di utilizzo dei grandi contenitori. Non chiediamo al Comune di creare un centro sociale, ma la mancanza degli spazi per giovani non si risolve certo con qualche migliaio di euro di contributo a questa o quell’associazione».
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